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la Chiesetta di Monte Carmelo

la Chiesetta in via Fontana Candida

 

          

 

Questa Chiesetta fu fatta costruire nel 1760 da Carlo Calidi, contemporaneamente alla villa vicina, sita di fronte. Governava la diocesi il card. Camillo Paolucci, alias Merlini, che la consacrò dedicandola alla Regina degli Angeli, come risulta dalla iscrizione marmorea posta sulla porta d'ingresso.

Lo stesso cardinale dispose che in questa chiesa si potesse celebrare la S. Messa in qualunque giorno dell'anno fuorché a Natale, Pasqua e Pentecoste.

In seguito questa proprietà fu acquistata da Gerolamo Grandi, sostituto commissario della Rev. Camera Apostolica, il quale ottenne, previa richiesta annuale, che anche il giorno di Pasqua vi si potesse celebrare la S. Messa.

La prima Messa pasquale vi venne celebrata nel 1809. L'altare e la chiesetta godono di particolari indulgenze.  "..."

La festa che vi si celebrava la 4^ domenica di ottobre era quella della Madonna del Carmelo con la concessione dell'indulgenza plenaria data da Clemente XIII nel 1761. Il fratello sacerdote dei Calidi, don Giacomo, vi celebrava la S. Messa e aveva cura delle anime dei pochi contadini dimoranti nei dintorni. Nella chiesetta celebrarono S. Messe anche il cardinale  Duca di York e il canonico di S. Maria Maggiore, G. Batta de Rossi, che soggiornò anche nella villa Calidi.

Dai Calidi la proprietà passò ai Carboni e da questi, come si è già detto, ai Grandi. Con l'avvento dei Francesi il Grandi lasciò Roma e con tutta la famiglia si ritirò nella villetta esistente a fianco della chiesetta. Questa costruzione, che era abbastanza elegante, aveva delle sale affrescate: una detta « del Presepe » e un'altra « del Redentore ».

A Benedetto Grandi successe il figlio Attilio e a questi la figlia Eleonora Laura Attilia. Tutta la proprietà passò, poi, al barone Pizzuti, che la vendette ad un medico, il quale trasformò l'abitazione in clinica.

In seguito fu venduta alle Suore Francesi di Betania.    "..."

                                                                    (fonte Monte Porzio Catone di Paolo Mascherucci – 1987)